In Volo su Priolo

 
 
Qualche anno fa, 
quando programmammo di creare una rete tra i siti culturali di Priolo Gargallo, qualcuno pensò di aver capito 
male, che la nostra Amministrazione comunale fosse quella di una delle tante famose città turistiche d’Italia e non di una cittadina della Sicilia, nota più per la presenza massiccia di industrie petrolchimiche che per quella di tesori archeologici. Ci hanno compreso i nostri concittadini, che conoscono la ricchezza del nostro territorio e che spesso hanno dovuto mortificare il proprio orgoglio, sacrificandolo sull’altare del presunto progresso industriale. Loro per primi hanno trovato motivo di rivalsa nell’opera di valorizzazione che l’Amministrazione e la Giunta Rizza stanno portando avanti con la collaborazione della Lipu, delle associazioni  Koinè, Legambiente, Lamba Doria e AIDIA-sez. di Siracusa, della  Pontificia Commissione di Archeologia Sacra-Ispettorato per le catacombe della Sicilia Orientale e delle direzioni ENEL. Il call center comunale è in grado di ricevere le prenotazioni ed organizzare le escursioni guidate per i  visitatori presso i siti del progetto “IN VOLO SU PRIOLO GARGALLO”. Passato e presente si fondono in luoghi che abbiamo il dovere morale di preservare e tramandare ai posteri, a testimonianza di una identità siciliana di cui essere sempre più orgogliosi.
 
Il Sindaco di Priolo Gargallo
Antonello Rizza
 
A few years ago, when we planned to create a network between cultural sites of Priolo, somebody thought it was an idea coming from one of the most famous cities in Italy rather than from a little one of Sicily, moreover, better known for the presence of petrochemical industries than for historic and artistic treasures. Our fellow citizens understood us, they often mortified their pride, sacrificing it on the altar of the alleged industrial progress. Citizens of Priolo found a reason for revenge in the work carried out by municipal administration and the Rizza council with the support of LIPU, association Koiné, Legambiente, ENEL Archimede plant, Pontifical Commission of Sacred Archaeology, the Association Lamba Doria and the AIDIA-sec. of Syracuse.  The call center of the municipal administration is able to receive bookings and organize guided tours of the sites belonging to the project “Flying over Priolo Gargallo”. Past and present merge in places that we have the moral duty to preserve and hand down to posterity, as witness of a Sicilian identity of which being more and more proud.
 
The Mayor of Priolo Gargallo
Antonelalo Rizza

  LA STORIA DI PRIOLO GARGALLO  

Uno dei primi insediamenti umani ritrovati nel territorio priolese risale alla cultura Castellucciana, ossia all’età del Bronzo antico (XVII secolo a.C.). Ma il periodo più florido si ha durante il XV secolo a.C (età del Bronzo medio) con la cultura di Thapsos. Durante il corso dei secoli, molte furono le popolazioni che si susseguirono in modo continuo, spinte dalla posizione molto favorevole del territorio per il dominio sia sul golfo di Augusta, che su quello di Santa Panagia: greci, romani, bizantini, arabi, normanni. Il paese nasce nel 1807 per volere di Tommaso Gargallo. L’economia era fondata sull’agricoltura e sulle saline. Negli anni cinquanta, Priolo apre le braccia alle industrie e agli operai specializzati che vengono dal nord. Nascono interi quartieri, la popolazione aumenta a tassi elevati. E' il periodo "operaio". Benessere economico ed inquinamento sono le due facce della medaglia negli anni d'oro di Priolo. Il paese vide ottenere la sua autonomia comunale il 12 Luglio del 1979.

Francesca Di Blasi

  PRIOLO GARGALLO’ S  HISTORY  

One of the first human settlements in the territory of Priolo dates back to the culture of “Castelluccio”, the Old Bronze Age (17th century B. C.). But the most prosperous period occurs during the culture of Thapsos. Over the centuries, many populations (Greeks, Romans, Byzantines, Arabs and Normans) kept coming continuously, encouraged by the strategic position of the territory to control over the gulf of Augusta and the gulf of Santa Panagia. The city was founded by Tommaso Gargallo in 1807. The economy was based on agriculture and on the salt production. In the fifties, Priolo lived a period of commercial growth. A large number of northern skilled workers arrived to work in its industries. New districts born, the population grows at high rates. Wealth and pollution were the two sides of the coin in the best years of Priolo. The 12th July 1979 the city obtained its municipal autonomy.

  THAPSOS  

Thapsos è uno dei più importanti siti protostorici siciliani. È il centro eponimo per la cosiddetta Cultura di Thapsos che in Sicilia orientale identifica la media età del bronzo (XV-XIII sec. a. C.). E’ la piccola penisola di Magnisi che, grazie alla sua posizione strategica e alla possibilità di sfruttare i due approdi a nord e a sud dell’istmo, ha accolto questo importante insediamento umano e centro di fiorenti commerci. I materiali provenienti dagli scavi archeologici comprendono, oltre alla tipica ceramica grigia decorata a motivi incisi prodotta localmente, ceramiche importate da Cipro, Malta e Micene, che testimoniano l’ampiezza dei contatti che il centro commerciale di Thapsos intratteneva con i maggiori empori soprattutto del Mediterraneo orientale. Tucidide, oltre a tramandarci il nome Thapsos con cui i Greci conoscevano la penisola, riporta che qui soggiornarono i Megaresi prima di fondare Megara Hyblea (728/7 a. C.). Più tardi anche gli Ateniesi, in guerra contro Siracusa (415-413 a. C.), avrebbero utilizzato l’approdo di Thapsos e fortificato l’istmo. Nella prima fase di vita dell'insediamento (fine XV-XIV sec. a.C.) le strutture abitative sono costituite da capanne, in genere di forma circolare-del diametro medio di m 5-, delimitate da muretti - larghi m 0,50-60-   costruiti con due paramenti di piccoli blocchi di calcare appena sbozzati e un riempimento interno di pietre e terriccio . Il tetto, conico,  di paglia e argilla, era sostenuto da travi e da un circolo di pali. Nella sua seconda fase di vita (XIII-XII sec. a.C) l'abitato è contraddistinto da autentici organismi architettonici: si tratta di complessi edilizi formati da ambienti rettangolari disposti  intorno ad un cortile centrale pavimentato con ciottoli e talvolta fornito di pozzo (chiare le ascendenze egeo-micenee). I nuclei abitativi sono serviti da strade che fanno intravedere un sorprendente criterio distributivo di tipo protourbano. 

Nell'ultima fase (XI-IX sec. a.C.) l'insediamento è costituito da capanne irregolarmente quadrangolari, distribuite senza alcun apparente criterio organizzativo. Le necropoli sono dislocate in tre aree: a nord-est- fra la zona del faro e la costa-, a est della torre Magnisi e nella zona sud della penisola. Le tombe sono scavate nella roccia e possono avere due tipologie di ingressi: a pozzetto verticale, sul pianoro, e a dromos,lungo la falesia sul mare. Le celle all'interno sono a pianta sub circolare, con soffitto piano o ogivale a  tholos (di tradizione micenea).

Maria Tino

 

  THAPSOS  

Thapsos is one of the most important prehistoric sites in Sicily. It was the eponymous center of the Culture of Thapsos in the middle Bronze Age (15th-13th century B. C.). Thapsos is situated on the small peninsula of Magnisi, which was strategic for its position and its possibility of taking advantage of the two landing places in the north and south of the isthmus, making this important human settlement a flourishing trade center. The stuff discovered during the archeological excavations includes, in addition to the local grey pottery decorated with incised motifs, pottery imported from Cyprus, Malta and Mycenae, witnessing the breadth of contacts that the trade center of Thapsos entertained with the other ones, especially those of the Eastern Mediterranean Sea. According to Thucydides, who passed down the name of Thapsos, with which Greeks knew the island, here settled Megarians before founding Megara Hiblaea (728/7 B. C.). Later, Athenians at war with Syracuse (415-413 B.C.), would have landed in Thapsos and fortified the isthmus. During the first period of settlement (late 15th-16th century B. C.),the dwellings were huts, generally circular shaped with a 5 m long diameter and bounded by walls 0.50/0.60 m wide. Walls were built with two cladding of little blocks in limestone scarcely rough-hewed and an internal filling of stones and soil. The conic roof of straw and clay was supported by beams and pales. In the second phase (13th-12th century B.C.), the settlement (13th-12th century B.C.) is characterized by authentic architectural organisms: building complexes with rectangular rooms around a central courtyard paved with cobblestones and sometimes furnished with a well (clear the Aegean-Mycenaean influences). Houses were connected by roads that indicate a surprising distribution principle of the proto-urban type. In the last phase (11th-9th century B.C.), the settlement consists of irregularly quadrangular huts, put without any apparent organizational criteria. Necropolises were scattered in three areas: on the northeast, between the lighthouse and the coast, on the east of the Magnisi tower and on the south of the peninsula. Graves, used for multiple burials, are dug in the rock and may have two typologies of access: a vertical little well, on the plain, or a dromos along the cliff.

  TORRE MAGNISI  

La costruzione della torre Magnisi risale al  primo decennio dell’Ottocento, quando la Sicilia, minacciata da Napoleone, divenne un protettorato inglese. Gli inglesi adottarono la tipologia delle cosiddette “Torri Martello” ( le “Martello Towers” ) costruite,  nel XIX secolo, in molti luoghi del loro impero e ispirate alle fortezze circolari che sin dal XV secolo facevano  parte del grande sistema difensivo genovese a Capo delle Mortelle in Corsica (per proteggere i villaggi costieri e il traffico marittimo dai pirati nordafricani). Delle sette costruite in Sicilia secondo questa tipologia, a parte la Torre Magnisi,  sono ancora esistenti: la torre Bianca - o Mazzone-  di Messina e la Torre Cariddi di Ganzirri. La torre  presenta una  forma tronco-conica,  con un diametro esterno di 13,70 m e uno interno di 8,50 m. Il piano terra  era destinato a riserva idrica e deposito e il piano superiore  all’alloggio dei sodati inglesi. Dal primo piano si accedeva - tramite una scala interna di 25 gradini- sulla sommità,  attrezzata per l’uso di un cannone mobile. L’accesso alla torre era al primo piano ed utilizzava probabilmente un ponte levatoio. L’elemento architettonico di maggiore originalità è la “volta ad ombrello”; il suo impiego,infatti,  non si è riscontrato in altre costruzioni militari contemporanee della Sicilia. Al centro della torre una grandiosa colonna di circa 5m di circonferenza sosteneva uno dei piedi della volta, mentre l’altro gravava sul muro di cinta. Nel corso della Seconda Guerra Mondiale la torre Magnisi fu riconsiderata come uno dei capisaldi del sistema difensivo tra Augusta e Siracusa e  venne utilizzata dalla Marina Militare italiana come osservatorio d’artiglieria.

Alberto Moscuzza                                                                                                                                                                                    

  THE TOWER OF PENINSULA MAGNISI  

The tower of peninsula Magnisi was built in the course of the 19th century, when Sicily, threatened by Napoleon, became an English protectorate. The English adopted the structural typology of the “Martello Towers” built in the 19th century in many places of their empire and modeled after the circular fortified buildings that since 15th century were part of the Genoese defensive system in Capo delle Mortelle, Corsica (in order to protect villages in the coast and maritime traffic from North African pirates). Of the seven towers built in Sicily according to this typology, apart from the Magnis Tower, still exist: the White Tower - or Mazzone - in Messina and the Charybdis of Ganzirri Tower. The truncated cone shaped tower has an external diameter 13,70 m long and a 8,50 m long internal diameter. The walls are 2,60 m thick. First floor was used as water-supply and depot, the second as soldiers’ accommodation. The top was accessible from the second floor by a staircase with 25 steps; on the roof was mounted a mobile cannon. The access was at the second floor, probably through a drawbridge. The most original architectural element is the “umbrella vault”; in fact, its use has not been found in other contemporary military buildings in Sicily. At the center of the tower a great big column, with a 5 m circumference, supported one of the “feet” of the vault, while the other rested on the surrounding wall. During the Second World War the tower has been reconsidered as one of the stronghold in the defensive system between Augusta and Syracuse and has been used as observatory of artillery by the Italian Navy.

  LA RISERVA DELLE SALINE DI PRIOLO  

La Riserva Naturale Saline di Priolo è stata istituita con DA 807/44 del 28/12/00 ed affidata in gestione alla LIPU (Lega Italiana Protezione Uccelli). E’ stata istituita al fine di “tutelare il sistema dei bacini di cui è costituita la salina che ospita estesi Phragmiteti e Salicornieti che, unitamente alla zona umida propriamente detta, offrono particolare ricetto alla ricca avifauna migratoria e stanziale”. Nelle Saline di Priolo e Penisola Magnisi sono state osservate più della metà delle specie ornitiche della Sicilia e circa il 40% di tutte quelle osservate ad oggi in Italia. Il dato è notevole se paragonato alla limitata estensione dell’area ed alla singolare localizzazione nel cuore dell’area industriale. La zona umida appare  vitale per migliaia e migliaia di uccelli migratori che ogni anno transitano lungo le coste della Sicilia orientale. L’adiacente Penisola Magnisi, dall’aspetto steppico, si presenta come naturale estensione e completamento della riserva, formando con questa un’area continua idonea all’avifauna nidificante e in transito. Il principale interesse naturalistico della riserva è legato al suo ruolo come area di sosta, nidificazione e svernamento per un elevato numero di specie di uccelli.  Ad oggi sono note, per la riserva e le aree immediatamente circostanti, 240 specie di uccelli, l’80% delle quali interamente o parzialmente migratorie. Ad oggi alle Saline di Priolo sono presenti 4 capanni d’osservazione, un punto d’osservazione e diversi chilometri di sentieri, Alcuni attrezzati per i diversamente abili. La Riserva Naturale Saline di Priolo  è  aperta tutto l’anno ed offre al visitatore attento e rispettoso più di un motivo per passare una piacevole ed interessante giornata all’aria aperta. Inoltre è visitabile, da marzo 2015, dopo una lunga revisione e catalogazione, la mostra naturalistica sulla biodiversità del territorio priolese e sulla storia delle Saline di Magnisi, presso l’ufficio della R.N.O. Saline di Priolo.

Fabio Cilea, Francesca Di Blasi                                                                                                                                                                         

  NATURE RESERVE “SALINE DI PRIOLO”  

The Nature Reserve “Saline di Priolo” was founded and assigned to the LIPU (Italian League for Birds Protection) on December 2000. It was set up to protect the saltpans where Phragmites and Salicornia are growing (plants that grow in salt marshes and wetlands), providing refuge for migratory and resident birds. In the Saltpans of Priolo and in the Magnisi Peninsula more than half of birds' species of Sicily and about 40% of all birds observed in Italy, are present. The fact is remarkable when compared to the limited size of the area and to the singular position in the heart of an industrial area. This wetland is vital for thousands of migratory birds flying along the costs in eastern Sicily. The adjacent Magnisi Peninsula, characterized by the presence of steppe, is a natural expansion and completion of the Reserve. The main attraction of Nature Reserve is its position where a large number of bird species rest, nest and winter. Till today we know 240 species related to this area, 80% of which are wholly or partially migratory. Nowadays, in the Reserve of Priolo there are 5 observation posts and several kilometers of paths, part of them are also fitted for people with disabilities. The Nature Reserve “Saline di Priolo” is open all year round and offers to the attentive and respectful visitor more than one reason to spend a pleasant and interesting day outdoors. Moreover, from March 2015, after a long review and cataloging, it is possible to visit the naturalistic exhibition about the biodiversity in the territory of Priolo and the history of the Saline in Magnisi, at the office of the Nature Reserve “Saline di Priolo”.

  BATTERIA A.S. 361  

La batteria A.S. 361, con funzione difensiva a doppio compito, sia antiaereo ed antinave, venne installata prima dell'entrata dell'Italia nel Secondo Conflitto Mondiale. La batteria era  armata con sei cannoni da 102/35 m/m. Il personale militare era inquadrato nella 7° Legione MILMART (Milizia Artiglieria Marittima), con Comando ad Augusta. Buona parte di questo sistema difensivo, corredato da altre strutture di servizio ancora oggi visibili, come la piccola cappella ed alcune strutture che fungevano da alloggi, venne collocato nella parte nord-orientale della Penisola Magnisi, nell'area in cui sorge la più grande delle necropoli relativa all'abitato preistorico di Thapsos. I locali sotterranei, connessi alle piazzuole dei cannoni, fungevano da deposito  per le munizioni e cariche da lancio. Il 6 gennaio 1942 un aereo inglese, un “Beaufighter”, atterrò sulla Penisola Magnisi per errore, pensando di atterrare a Malta. Il comandante  della batteria A.S. 361, approfittò dell'equivoco, ordinando ai legionari  di non aprire il fuoco in modo da catturare l'equipaggio dell'aereo. Durante le operazioni belliche del luglio 1943, il Comando della Milizia Artiglieria Marittima ordinò  il sabotaggio della batteria;  gli otturatori e i castelli delle mitraglie furono nascosti in una grotta della scogliera sottostante. La piazzaforte di Augusta-Siracusa passò alla storiografia del ventesimo secolo con la fama della base più munita come sistema difensivo che, però,  crollò senza combattere.

Lorenzo Bovi                                                                                                                                                                                   

  GUN BATTERY AUGUSTA –SIRACUSA 361  

The gun battery A.S. 361 (which stands for Augusta-Siracusa 361), with the double function of anti-ship and antiaircraft, was established before the involvement of Italy in the Second World War. The battery was armed with 6 guns of 102/35 mm and thgarrisoned by the men of the 7 Milmart (Maritime Militia Artillery) Legion with Command in Augusta. Much of this defensive system, equipped with other service structures still visible today, like the little church and several structures functioning as accommodations, was collocated in the north-eastern part of the Magnisi peninsula. In this area lies the biggest necropolis of Thapsos. The undergrounds, connected thwith the gun emplacements, were used as bunks and as munitions dump. On 6 January 1942 the English airplane, a “Beaufighter”, landed on the peninsula Magnisi by mistake, the pilot thought to arrive at Malta. The battery’s commander took advantage of the pilot’s error, ordering not to open fire and capturing its crew. During the war operations in 1943, the Command of the Maritime Militia Artillery ordered the sabotage of the battery; breechblocks and machine guns were hidden in a cave in the cliff. The fortified towns Augusta-Syracuse passed into the annals of historiography of ththe 20 century as the best provided military with a defensive system that, nevertheless, collapsed without fighting.

                                                GUGLIA DI MARCELLO                                         

La cosiddetta “Guglia di Marcello” o “Aguglia d’Agosta” è un monumento funerario romano, realizzato, presumibilmente, in un arco cronologico compreso tra il I secolo a.C. ed il I secolo d. C. Il monumento è costituito da un podio parallelepipedo di m 5,62x5,66, alto m 4,20 e dotato di una modanatura a scarpa alla base e di un’altra di coronamento probabilmente costituita originariamente da una kyma con listello. Il podio sosteneva un corpo edilizio forse cilindrico, crollato in seguito ai terremoti del 1542 e del 1693. La tecnica edilizia impiegata è l’opus quadratum, realizzato mediante l’impiego di blocchi di pietra calcarea ,squadrati in forma parallelepipeda, disposti senza l’uso di legante e rivestiti di intonaco. A partire dal XVI secolo la Guglia fu visitata frequentemente da corografi e illustri  viaggiatori stranieri, che spesso si soffermarono a descriverla avanzando anche personali interpretazioni sulla cronologia e sulla funzione di essa. La maggior parte di essi pensava si trattasse di un monumento trionfale eretto dal console romano Marcello dopo la vittoria contro i Siracusani (214-212 a. C.); in realtà è ormai accertato che esso avesse una destinazione funeraria, e si propone un confronto con i cosiddetti “ Torracci”, monumenti sepolcrali a torre attestati nella Sabina meridionale.

Maria Tino

  GUGLIA OF MARCELLO   

The spire known as “Guglia” of Marcello or “Aguglia d'Agosta” is a Roman funerary ststmonument, probably erected between 1 century B.C. and 1 century A.D. The monument consists of a parallelepiped podium (5,62mx5,66m; h 4,20m)  with a shoe shaped moulding at the bottom and a crowing one on the top. The crowing moulding was, maybe, originally composed of a kyma with listel. The podium supported a cylindrical construction, fallen down after the earthquakes in 1542 and 1693.The opus quadratum, an ancient Roman architectural technique, was used to build the structure. Squared blocks of limestone of the same height were set in parallel thcourses with the use of mortar without binder and plastered. From the 16 century chorographers and other important travelers visited the monument, where they often lingered describing it and giving personal interpretations about the chronology and use of the building. Many of them argued that the spire had been erected by the Roman consul Marcello, as a trophy after the victory over Syracuse (214-212 B.C.). Actually, it is assured that the monument had a funerary function and it is proposed a comparison with the so-called “Torraci”, funerary tower monuments in southern Sabina.

  CENTRALE ENEL ARCHIMEDE  


Impianto termoelettricoLa storia della centrale Enel risale agli ultimi anni ’70; infatti è nel 1979 che entra in servizio la prima sezione da 320 MW alimentata ad olio combustibile denso. Nel 1980 è entrata in funzione la seconda unita da 320 MW. Con Decreto della Regione Siciliana del febbraio 2001 l’impianto è stato autorizzato alla trasformazione in ciclo combinato a gas delle 2 sezioni termoelettriche esistenti. Nel dicembre 2001 la centrale Archimede si è dotata di un sistema di gestione ambientale riconosciuto conforme alla norma di qualità UNI EN ISO 14001. Attualmente è in corso la fase sperimentale del Progetto Archimede, che porterà alla prima integrazione a livello mondiale tra un ciclo combinato a gas e un impianto solare termodinamico. Archimede utilizzerà una tecnologia innovativa ed esclusiva, elaborata dall’Enea, che produrrà energia elettrica dal SOLE sempre, anche di notte e quando il cielo è coperto, evitando la discontinuità tipica di altre fonti rinnovabili:- La luce del sole viene concentrata con un sistema di specchi parabolici e la sua energia viene accumulata grazie alla proprietà di un nuovo fluido a base di Sali, in modo da rendere disponibile calore ad alta temperatura in ogni momento della giornata;- L’energia termica così raccolta servirà a produrre vapore ad alta pressione che, convogliato nelle turbine della centrale Enel, incrementerà la produzione di energia elettrica riducendo la necessità di consumare combustibili fossili e migliorando le prestazioni ambientali. L’impianto solare genererà una potenza pari a circa 5 MWe, sostitutiva rispetto a quella generabile dal ciclo combinato a gas naturale e consentirà di produrre: energia elettrica aggiuntiva da fonte solare; un risparmio di 2.070 tonnellate equivalenti di petrolio all’anno; minori emissioni di CO2 per 3.250 tonnellate all’anno. ll campo solare sarà costituito da 432 specchi (collettori parabolici) per una superficie totale attiva di circa 30.580 metri quadrati.

Michele Vinci

  THE SOLAR POWER PLANT ENEL ARCHIMEDE  

The story of the ENEL plant begins in the late 70s; in fact the first plant (320 MW) built in 1979 and the second one in 1980 work both with fuel oil. The plant Archimede, thowned by ENEL, was inaugurated on 14 July 2011. By a decree of Region Sicily the two sections have been transformed in a combined cycle gas facility. On December it was provided with an environmental management system in accordance with the recognized environment quality standard UNI EN ISO 14001.The Archimede project is under development: it is the first concentrated solar power plant to use molten salt for heat transfer and storage which is integrated with a combined-cycle gas facility. It uses technology developed by ENEA, which produces electricity even at night and in all weather conditions avoiding the typical discontinuity of other renewable energy sources: sunlight is concentrated by a system of mirrors (the parabolic collectors) then a pipe carries the molten salt fluid used as heat transfer fluid in solar field; the thermal energy is then stored in a hot tank and is used to produce high pressure steam to run steam turbines for electricity generation, reducing the consumption of fossil fuels and, as a result, enhancing the environmental performance of the combined cycle plant. Archimede solar power plant produces 5 megawatts of electricity, alternative to that produced by the combined-cycle gas system. This should: produce additional electricity using solar power; spare 2.070 tons of petroleum every year; cut CO2 emissions by 3.250 tons per year. The solar thermal power plant consists of 432 mirrors (parabolic collectors) on a field of about 30,580 square meters.

                                       LA BASILICA DI SAN FOCA                                      

La basilica di San Foca è una delle testimonianze più importanti dell'architettura religiosa tardoantica del territorio rurale di Priolo Gargallo. Dedicata a Foca, conserva probabilmente l'antica titolatura: il Santo, patrono degli agricoltori, dei giardinieri e dei naviganti, è in questo modo ricollegato alla vocazione del territorio nel quale è ubicata la basilica, ricco di risorse agrarie e naturali e vicino a una costa dotata di scalo portuale. Secondo le fonti antiche, qui venne sepolto un vescovo siracusano del IV secolo, Germano, figura legata alla tradizione agiografica che fa emergere una volontà di associare la piccola chiesa campestre alla più grande Diocesi di Siracusa. La datazione della basilica, già proposta da Paolo Orsi, il primo che la studiò già alla fine dell'800, è racchiusa fra la seconda metà/ultimo quarto del V secolo e la prima metà del VII secolo d.C. Profondamente rimaneggiata a trasformata nel corso dei secoli, ha un impianto basilicale a tre navate, delle quali rimangono la centrale e la laterale destra; lo spazio interno è suddiviso da cinque coppie di arcate sostenute da pilastri a sezione quadrangolare. La copertura originaria era realizzata con volte a botte delle quali permangono, nella navata sinistra, i blocchi di imposta. Annesso alla basilica vi è un piccolo romitorio di frati utilizzato fino ad età moderna: un'ulteriore conferma delle tante trasformazioni architettoniche e strutturali che la chiesa ha subito nel corso dei suoi quasi 1.500 anni di vita.

Carmelo Scandurra

  THE BASILICA  OF SAINT FOCA  

The basilica of Saint Foca is one of the most important example of the Late Antique religious architecture in the rural area of Priolo Gargallo. Consecrated to Foca, probably preserves the ancient title: the saint, patron of farmers, gardeners and sailors, is connected with the vocation of the territory in which the church stands, rich of natural and agricultural resources and close to a coast with a port of call. In accordance with the ancient sources, there was buried a fourth-century bishop of Syracuse, Germano, figure related to the hagiographic tradition. This fact reveals the desire to connect the small rural church with the bigger Diocese of Syracuse. The dating of the basilica, already proposed by Paolo Orsi, the first who studied it by the thend of the 19 century, is placed in the period between the second half/last quarter of thththe 5 century and the first half of the 7 century A. D. Deeply rebuilt and transformed over the centuries, has a plan with three naves of which remain the central one and the right aisle; the interior is divided by five pairs of arches supported by pillars with quadrangular section. The original roof was made of barrel vaults of which remain, in the left aisle, the blocks. Connected to the basilica, there is an hermitage used until the modern age: a further confirm about the many architectural and structural transformations to which the church has been subjected throughout its nearly 1,500 years of life.

  CATACOMBA DI MANOMOZZA 1  

Ila catacomba di Manomozza 1, riportata alla luce da Paolo Orsi nel 1903, è collocabile cronologicamente tra il IV e la prima metà del V secolo d.C. È servita da una piccola rampa di scale che immette nell'ampio vestibolo d'ingresso, circondato da arcosoli monosomi e polisomi. Di forma rettangolare, esso presenta sulla parete occidentale due brevi gallerie. Quella meridionale introduce in un piccolo cubicolo quadrangolare, unica zona della catacomba in cui sono state rinvenute delle fosse terragne; qui si trovano i resti di un'iscrizione in lingua greca, che identifica la deposizione come appartenente ad una defunta di nome Salbia. La galleria settentrionale, invece, conduce agli altri due settori dell'ipogeo: quello centrale, detto cubicolo dei sarcofagi”, e quello settentrionale, la “stanza dei baldacchini”. Quest'ultima si distingue dagli altri settori per una copertura a cupola con oculus centrale che sovrasta due monumentali sepolcri (i quali, in origine, avevano due “baldacchini” in roccia con quattro aperture ad arco) dalle straordinarie peculiarità architettoniche. Un arcosolio possiede un cartello epigrafico che menziona una defunta di nome Marcia. La monumentalità delle soluzioni architettoniche e l'impiego di particolari effetti scenografici, nonché le affinità strutturali con le catacombe dell'isola di Malta, collocano lo sviluppo di Manomozza 1 tra il IV e il VI secolo d.C., come numerosi altri esempi di cimiteri ipogei rurali della Sicilia sud-orientale.

Giuseppe P. M. Santoro

  CATACOMBS OF MANOMOZZA 1  

The Catacombs of Manomozza 1, revealed by the archeologist Paolo Orsi in 1890, can be dated between the 4th and the first half of the 5th century A. D. A little flight of stairs leads to a spacious vestibule, surrounded by arcosolia (arched recess carved out of the living rock, used as place of entombment) with one or more graves. From the rectangular vestibule depart two passages. The southern one takes to a quadrangular cubicle, the only area in which pits were founded; here there are remains of a Greek inscription, that identifies the deceased, whose name was Salbia. The northern passage leads to the other two sections of the hypogeum: the central one known as “cubicle of sarcophagi” and the northern one known as “room of canopies”. The latter is distinguished from the other sections by a cupola with a central oculus over two monumental tombs (which originally had two “canopies” in rock with four arches) with extraordinary architectural features. An arcosolia has an epigraphic sign mentioning a deceased called Marcia. The monumental nature of the architectural solutions and the use of special scenographic effects, as well as the structural similarities with the catacombs of the island of Malta, place the development of Manomozza 1 between the 4th and 6th centuries A.D., as many other examples of rural underground cemeteries in the south-eastern Sicily.   

  MONTI CLIMITI  

Una grande bancata di calcare miocenico depositatasi su eruzioni vulcaniche submarine del Cretaceo. Questi sono i Monti Climiti.  A partire dal Pliocene i Monti Climiti emergono dal mare. Si formano così, in corrispondenza delle faglie, le valli fluviali che localmente vengono chiamate cave (Cava Spampinato, Cava di Cugno Sciurata, Cava Scrivilleri, Cava Cuba, Cava Sorciaro). Oggi le cave sono divenute “custodi” del patrimonio boschivo; la specie arborea più comune è il Leccio, una quercia sempreverde. Di grande pregio naturalistico sono: l'Ortica rupestre, il Ciombolino siciliano, l'Aristolochia di Clusius, etc. Climiti è un toponimo greco che significa “scala-scalinata”. Diverse sono le scale scavate nella roccia calcarea: di epoca greca e di epoca bizantina.I Monti Climiti sono stati frequentati dall'uomo sin dalla più antica età del bronzo; diverse sono infatti le necropoli della Cultura di Castelluccio. Ve ne sono nel vallone Spampinato, in contrada Castelluccio, nei pressi di Cugno Sciurata, a Cava Cuba. Mentre necropoli del bronzo recente sono in Contrada Puliga, nei pressi di Cugno Sciurata, in contrada Castelluccio. L'acquedotto Galermi costruito nel 480 a.C. é tuttora in funzione e attraversa parte dei Monti Climiti. Diverse necropoli sono di età tardo romana e una chiesa rupestre è sita nei pressi dei ruderi di un Castello Bizantino. Necropoli bizantina su Monte San Nicola. Di notevole valore architettonico sono le tombe paleocristiane di Scrivilleri. La fauna si presenta assai ricca e differenziata. Tra i mammiferi si annoverano la Volpe, la Lepre, l'Istrice, il Riccio, la Donnola. I Rettili, sono rappresentati dall'endemica Lucertola siciliana, dal Ramarro, dal Biacco, dal Colubro leopardino, etc. Le Masserie attive e funzionali fino alla metà del secolo scorso, sono oggi in abbandono. Fanno eccezione solo Masseria Cavallaro e la masseria Scrivilleri. I Monti Climiti già tutelati da vincolo paesaggistico sono anche un Sito di Interesse Comunitario.

Salvatore D’Aquino

  CLIMITI MOUNTS  

Climiti Mounts are a great bank of Miocene limestone deposited on Cretaceous submarine volcanic eruptions. During the Pliocene Epoch, the Climiti Mounts begun to arise from sea. In the faults formed river valleys locally known as “cave” (Cava Spampinato, Cava of Pugno Sciurata, Cava Scrivilleri, Cava Cuba and Cava Sorciaro). Today these caves protect our forests; the most common tree species is the Holm Oak, a large evergreen oak. Of great natural beauty are plants like the Rocky Nettle, the Sicilian Cymbalaria, the Aristolochia etc. The name Climiti is a Greek word meaning “staircase”. There are several steps carved into the limestone: from the Greek era and the Byzantine era. The site is dotted with many prehistoric necropolises dating back to the Old Bronze Age, the culture of “Castelluccio”. These necropolises lie in the Spampinato valley, in Castelluccio district, near Cugno Sciurata and Cava Cuba, while necropolises dating back to the late Bronze Age lie in Puliga district, near Cugno Sciurata and Castelluccio district. The old, still working aqueduct Galermi, built in 480 B. C., passes through the area. There are also many necropolises dating to the Late Roman Age. In addition, in this area a rocky church and a Byzantine castle evidence the influence of Christianity and the Byzantine culture. Moreover, we can find another Byzantine necropolis on Saint Nicola Mount. Of remarkable architectural interest are the Early Christian Age graves of Scrivilleri. The fauna is rich and varied. Among the mammals there are foxes, hares, porcupines, hedgehogs and least weasels. Reptiles: Sicilian lizards, green lizards, green whip snakes, European ratsnakes, etc. The farms worked till last century, but today they are abandoned except for Cavallaro's and Scrivilleri's farms. Climiti Mounts, already subjected to environmentally protective restrictions, are also a site of EU interest.

  IL QUADRANTE SOLARE ORIZZONTALE  

Il quadrante orizzontale immerso, realizzato nel 2012 in Piazza dell'Autonomia, appartiene ad una nuova ed innovativa tipologia di orologi solari orizzontali. E' stato costruito utilizzando le pietre di Modica e lavica con raffinate tecnologie di taglio Hi-tech. L'impianto è composto da una vasca circolare il cui diametro esterno è di m 8,58 per una profondità di circa 60 cm. Al suo interno è stato collocato un complesso quadrante solare orizzontale con raggio di cm 376, posizionato appena 1 cm sopra il livello dell'acqua. I due argini di contenimento sono a forma di rami di iperbole e qui trovano posto le indicazioni delle ore. Costruito sul meridiano dell'Europa centrale, il quadrante segna le Ore Solari Vere, che per effetto dell'orbita ellittica della Terra intorno al Sole sono ineguali e quindi diverse da quelle convenzionali (Ora Civile), indicate dalla numerazione romana; in aggiunta, è stata realizzata una seconda numerazione, per indicare le ore estive (legali), che utilizza i numeri arabi; disposto lungo la direttrice Nord-Sud è stato studiato per funzionare dalle 6,15 alle 17,45. L'ombra rilevatrice è generata da uno stilo polare (gnomone) di 100 cm che si muove sempre dentro l'area compresa tra la linea del Solstizio d'inverno (la più lontana) E quella del Solstizio d'estate (la più vicina). Si osserverà quindi, il 21 dicembre l'ombra più lunga, e il 22 giugno quella più corta. Il quadrante dispone anche di un calendario stagionale con tutti i simboli dello zodiaco in forma stilizzata.

Paolo Ficara

  PRIOLO GARGALLO'S HORIZONTAL SUNDIAL  

 The horizontal submerged sundial, made in 2012 in piazza dell'Autonomia, belongs to a new and innovative type of clocks using the sun to find the time. It was built with stones coming from Modica and lava blocks being cut with a Hi-tech cutting technology. The structure is a circular-shaped tank with an external diameter 8,58 m long and 60 cm deep. Inside the tank lies the quadrant 1 cm above the level of water, having a 376 cm long radius. Time indications are on the hyperbola-shaped banks. The quadrant, built on the meridian of central Europe, strikes true solar time, which by the effect of the Earth's elliptic sphere around the sun is unequal and different from standard time; it is indicated by Roman numerals. In addition, it has been realized a second numeration which uses Arabic numbers to indicate summer time (or daylight-saving time). The quadrant is aligned with the reference line N-S and was planned to work from 6,15 am to 5,45 pm. The gnomon (a shadow-casting blade) is 100 cm long and moves within the space between the winter solstice line (the furthest) and the stsummer solstice line (the nearest). That is, the longest shadow occurs on the 21 ndDecember while the shortest on 22 June. The quadrant has a seasonal calendar with stylized signs of the zodiac.                

Translations by Claudia Carrubba